La stagione appena conclusa avrebbe fatto comprendere al team manager Toyota il motivo dei mancati successi da pilota
Dall'esordio nel WRC avvenuto in occasione del Rally di Gran Bretagna del 2002, al suo ritiro a fine 2019, Jari-Matti Latvala si è aggiudicato appena 19 corse. Poche se si considerano il tempo e le auto avute a disposizione.
I suoi limiti però, sono stati perlopiù caratteriali e di concentrazione, non di abilità al volante, che di certo non gli mancavano. E a riconoscerlo è stato lui stesso al termine di un campionato d'esordi oal vertice della Toyota Gazoo Racing, sigillato con il successo in entrambe le classifiche marche e conduttori.
"Guardare i miei equipaggi, quello che fanno e in quale aree si focalizzano, sebbene sia triste da ammettere, mi ha fatto rendere conto del perché non stato capace di diventare campione del mondo", le parole del finlandese al sito wrc.com.
Arrivato a sfiorare il massimo risultato nel 2010 e in seguito nel periodo glorioso della Volkswagen tra il 2014 e il 2015, il 36enne non è mai stato abbastanza lucido da reggere la pressione che investe i migliori. Al contrario, fuori dall'abitacolo ha dato prova di saper gestire il gruppo di lavoro, stimolando sinergie e unità d'intenti.
"In una squadra è necessario remare tutti dalla stessa parte ed assicurarsi che chi guida sia a proprio agio in macchina così da potersi esprimere al 100%",ha spiegato il tipo d'impegno che gli ha richiesto il nuovo ruolo.
E in ricordo del suo trascorso da driver, il dirigente diTöysä ha raccontato un episodio simpatico quanto significativo che lo lega ad Ogier.
Sul finale del 2012, durante i test in Messico, i due dovevano decidere che numero utilizzare nella campagna successiva. Entrambi avrebbero voluto il 7, per cui, come spesso avviene in casi del genere, decisero di affidarsi alla sorte. Alla fine Sébastien adottòl'8. Il resto è storia dei giorni nostri.
Chiara Rainis