A destra le colline toscane illuminate da un rossastro sole che rimbalzava
sulla nebbiolina della sera facevano tornare in mente i mitici
Sanremo. Guardando in basso sembrava ancora di vedere le
decine di migliaia di spettatori che si agitavano al passaggio
delle Lancia delle Audi delle Peugeot, che tempi! Quanti
ricordi sbiaditi all’ombra di quelle storiche mura che ora
tornavano ad ospitare una gara importante.
“Chissà come sarà il CIR
visto da dentro” mi chiedevo perplesso, erano anni che non
seguivo una gara del Campionato Italiano. “Quest’anno mi farò
qualche gara del CIR, con tranquillità senza dipendere dagli
aerei, senza rompermi le scatole a diventar matto, lo scorso
anno ho fatto l’esaurimento nervoso a seguire il mondiale, no
no basta!” Avevo proclamato a tutti.
Giusto il tempo di
parcheggiare e di mettere la valigia in camera che mi vengono
a prendere per andare alla verifiche tecniche. Un piazzale
sterrato , anzi fangato e buio con una tenda nella quale più
che una verifica tecnica sembrava di assistere ad una riunione
di Al Quaeda, quattro piloti, quattro commissari due
carabinieri…. Nessuno….”Altro che le migliaia di persone che
assistevano alle verifiche solo qualche anno fa, qui sembra di
essere alle verifiche degli abusivi che organizzavamo con
Loris 25 anni fa. Se porti qui uno sponsor ti chiede i danni,
altro che...” Constatavo con amarezza. Queste sono le gare
“nuova maniera” le gare “Compact” tutto programmato anche
quando devi andare in bagno…
Il mattino seguente ci
rechiamo allo Shakedown dove passo la prima ora a salutare
gente che conosco… “Finalmente ti si vede” mi dicono non
sapendo che in quel momento rimpiangevo il mio divano più di
ogni altra cosa. La macchina numero 10 di Ceccoli, pilota che
sto seguendo nella preparazione tecnica personale non ne vuol
sapere di andar in moto… Finalmente dopo aver tentato di tutto
anche trainandola chissà dove il boxer Subaru inizia a girare.
Un giro e il povero Daniele torna dicendomi “Non va sta
macchina”.
“Ci risiamo” penso “tutti uguali ‘sti piloti”. “Fai due giri e
prendi i tempi poi vediamo” Rispondo senza dar peso alla
questione. Due meccanici nel frattempo sono alle prese con il
recupero dell’olio, guardo distrattamente la scena ma qualcosa
non mi torna vedendoli aggiungere parecchio olio nel motore.
“Ne mancava un poco” mi dice sorridendo uno di questi. La
macchina riparte e quando passa davanti a me vedo un bel
fumetto bianco uscire da sotto. “Preparatevi ad andarla a
prendere perché mi sa che non torna” Intanto vado da un altro
pilota che seguo dalla metà dello scorso anno, Luca Rossetti a
chiacchierare di gomme. La Subaru numero 10 torna al
traino, motore kaputt, sono le 11,45.
All’una e trenta si decide di
cambiare il motore, la portano in un agriturismo e i meccanici
di Bertino uniti a quelli della squadra di Ceccoli lo cambiano
in un ora e quaranta, davvero bravi. Il motore però gira male
perché l’elettronica non è la stessa e il motore prestato
gentilmente da Bertino non è compatibile con l’elettronica a
bordo della vettura. Non fa nulla si va lo stesso anche con la
metà dei cavalli.
La vettura parte
dall’agriturismo per andare alla partenza che dista 11 km. ma
a metà strada salta il differenziale anteriore…. Ceccoli parte
con la ripartizione completamente sul posteriore, praticamente
una 131 Abarth. Tutto sommato i suoi tempi non sono neanche
male, perde in media 3 sec/km. dal primo ed è davanti a gente
che ha le macchine a posto.
“Teniamo duro domani ci sarà una selezione tremenda visto il
tempo previsto”
Il diluvio si scarica sulla
zona del rally e la neve inizia a mischiarsi con la pioggia,
fa freddo e nel parco l’atmosfera è tetra, l’ombrello che
tengo di solito nella macchina è sparito, costringendomi sotto
la fitta pioggia. Nella prova sei una perdita d’olio,
probabilmente causata dalla rottura del motore fa incendiare
la macchina di Ceccoli. Daniele tenta di spegnerla con
l’estintore di bordo, ma questa non si spegne, qualche parte
speciale continua a bruciare nonostante il pilota la butti in
un fiumiciattolo alto mezzo metro. Si procura un secchio e con
questo tenta di spegnerla ancora buttandoci acqua a volontà.
Nessuno interviene, nemmeno i commissari che guardano la scena
sgomenti e totalmente impreparati all’evento. Daniele resta
parecchio tempo nell’acqua procurandosi un serio principio di
congelamento. Finalmente qualcuno lo carica in ambulanza e la
prova viene fermata anche per far intervenire i pompieri.
L’ambulanza parte per
l’ospedale di Volterra seguendo l’itinerario della prova
speciale e non come sarebbe più comodo, uscendo dal bivio
nella quale era stazionata. Dopo alcuni km. causa l’impeto del
pilota della stessa, l’ambulanza esce di strada e si impantana
in un fosso, richiedendo l’aiuto di un trattore per uscirne…
Daniele arriva all’ospedale dopo un ora e quaranta minuti,
fortunatamente non era in pericolo di vita, altrimenti…..
Viene ricoverato perché
alcune dita dei piedi sono nere causa la mancanza di
circolazione sanguinea e i medici sono piuttosto preoccupati.
Nel frattempo i commissari sportivi dopo una seduta piuttosto
lunga decidono di ammonire e diffidare Ceccoli come
concorrente per aver provocato la sospensione della prova……
Inutile fare dei commenti ma devo dire che il mio impatto con
il CIR fa riflettere molto sulla situazione del nostro sport
qui in Italia. Ho già scritto che sarebbe utile investire in
sicurezza invece che attaccarsi a stupidaggini, ma mi rendo
conto della difficoltà che c’è soprattutto nel reperire
elementi umani validi, professionali e motivati.
Stiamo pagando una politica
basata sul “tiriamo a campare” stiamo creando centinaia di
regole che non servono a nulla anche perché nessuno è in grado
di farle rispettare o peggio di capire perché si fanno. Si
tralasciano norme elementari quali la sicurezza e la
competenza degli addetti ai lavori, si strutturano le gare
senza pensare alle esigenze dei piloti privati e senza pensare
che ogni rally ha la sua struttura, si allontana il pubblico
perché il pubblico è un problema e perché nessuno è in grado
di gestirlo.
Siamo un esercito senza
generali come lo fummo a Caporetto.
foto Massimo Bettiol |