San Vittorio cade il 21 Maggio.
21 maggio 1988 partecipo
una tantum al rally di Schio e mi tiro contro un muro alla
prima prova speciale, causa un ghiaione portato dentro da un
temporale notturno che la sera prima non c’era.
21 maggio 1989 partecipo al Rally della Lanterna sempre con
il numero 1 e mi tiro contro un muro alla prima prova
speciale… causa il cartello di fine prova perfettamente in
mezzo alla strada (incredibile ma vero).
21 maggio 2005 partecipo al Rally della Lanterna dopo 15
anni di assenza dalla corse (se escludiamo la breve
parentesi del Rally di Andora).
Beh… San Vittorio vedendo la mia andatura piuttosto prudente
non trova di meglio che farmi cadere una delle 16 valvole
dentro ai pistoni, il terzo per la precisione e in
trasferimento anche… pazienza in prova speciale dove almeno
avrei potuto pensare di aver approfittato del povero 4
cilindri Citroen ma in trasferimento ad un’andatura da
parroco di campagna mi fa proprio piangere.
Il povero Gianni Savio della OVS aveva le lacrime e devo
essere sincero mi si sono bagnati gli occhi anche a me
quando ho visto quanto ci teneva che corressi con quella
macchinetta che è a dir poco fantastica e molto divertente.
L’avventura qui è iniziata
meno rocambolescamente rispetto all’Andora, Marco Gallo,
Mario Trolese ed Erica Martini hanno combinato tutto ed io
devo dire che ne ero molto entusiasta, tutto sommato all’Andora
mi ero anche divertito e ogni tanto farmi una garetta per
puro spirito di passione non era poi una brutta idea. La
gara con la vettura dell’OVS era in programma già due anni
fa, ma poi il tremendo schianto del Salento mi aveva tolto
ogni motivazione facendomi rinviare ancora questa
partecipazione.
“Provala vedrai come ti diverti” Mi ripeteva Mario ad ogni
occasione possibile. In effetti è una macchinetta ideale per
chi vuole divertirsi.
Mercoledì sera dopo aver finito in tutta fretta il lavoro
riesco a partire per Genova, anzi per Busalla dove mi
aspetta Erica, una ragazza conosciuta poco tempo fa
casualmente, di professione maestra di pianoforte, ma
appassionata a tal punto che fa di tutto, dal navigatore
all’organizzatore, ufficiale di gara insomma una
multifunzione preziosissima per risolvere tutti i problemi
legati a questa partecipazione.
Prima tappa a casa di Marco Gallo l’organizzatore, va subito
a finire a prosecco focaccia e formaggio Asiago, ne esco con
una mezza piomba e con il suo muletto che lui mi da dopo
aver insistito molto e devo dire che si rivelerà
preziosissimo per poter fare i tre passaggi il giorno
seguente che altrimenti avrei dovuto fare con l’Audi ormai
fossile della scuola. Voglio ringraziare Marco
particolarmente perché lui, la signora Simona e gli altri
dello staff mi hanno riservato un’accoglienza davvero
fantastica.
Le prove sono bellissime, il Brugneto lo avevo fatto al
Sanremo 87 (più o meno) è una delle prove più belle che ci
sono nel panorama rallystico italiano e devo dire che non
averla fatta in gara mi fa davvero molta rabbia, è un vero
piacere schizzare da una curva all’altra lungo la salita che
porta alla Casa del Romano, e poi la discesa, davvero bella
e impegnativa che ti tiene il fiato in gola fino alla Z di
Propata dove per una notte intera mi sono chiesto se sarei
riuscito a fare la seconda parte di freno a mano senza fare
“bischerate”
Portello, una prova da “note” bellissima nella salita e con
un paio di curve da pelo nella discesa e poi la insidiosa
Cavorsi stretta e infida nonostante la sua lunghezza
relativa può fare grosse differenze. Davvero una bella gara
e la partecipazione di piloti e macchine di qualità
eccellente lo dimostra.
Il problema più grosso per
me è quello di mettere la tuta e soprattutto tirare su la
cerniera…ma nonostante questo vistoso handicap riesco anche
ad entrare nella piccola Saxo che sembra un giocattolo di
quelli a pedali nei quali i bimbi si infilano. Bella! Con la
leva del sequenziale come le macchine vere, il display con
il contagiri! Chissà se riesco a guidarla. Uhm…
Dopo aver patito un po’ nell’aspettare che il mitico Nando
Montali venga ad appiccicare il bollino di “verificato”
partiamo per lo Shake Down. Non va male, anzi! E neanche le
Yokohama che l’amico Colzani mi ha messo sotto in uno
slancio di generosità, non vanno per niente male.
Faccio quattro passaggi piuttosto prudenti, cercando di
capire il rumore del motore per la cambiata, cercando di
mettere le marce giuste e soprattutto cercando di non
tirarla da qualche parte, cosa che ultimamente mi terrorizza
più che mai, invecchiando si diventa dei fifoni.
Va bhe! Erica mi guarda un po’ indecisa, vuole forse dirmi
che sono un fermo e invece mi dice “L’ultimo passaggio hai
guidato bene” meno male… Se lo dice lei che suona il piano!
Andiamo a fare le note della prova spettacolo con la mia
Audi e guida Mario, Erica dietro inizia a scrivere, ma dopo
due curve le dico “ Ma cosa vuoi fare le note qui dentro! Ci
sono quattro curve in croce, meglio che conti i giri vah…
che non giriamo fino a domani” Ne esco un po’ contrariato,
le prove spettacolo sono sempre insidiose e quello che è
successo a Patrizia lo scorso anno è davanti ai miei occhi
quando il semaforo diventa verde e parto. Praticamente è una
prova monomarcia tutta in seconda, se metto la prima mi
fermo, poi provo il freno a mano ma la prima volta invece
tiro la leva del cambio e metto la terza, spavento! La
intraverso ed evito la figuraccia davanti al mondo. “Ma
cavoli dov’è sta leva che non la trovo. Divertimento meno di
zero mi sento un neopatentato alla selezione per le giovani
promesse con l’illusione di vincere un rallysprint,
finalmente un commissario mi manda fuori, ma non ho ancora
capito come si guida quella macchina, come vanno i freni, se
frenano davvero o no, il freno a mano, le marce boh!
Mario mi telefona “Dovevi mettere la prima” un altro “E’
troppo morbida” un altro “Partiva dietro” mi incazzo col
mondo e soprattutto con Erica che mi dice “Manuel ci ha dato
un minuto” Villa ha girato assieme a noi e sono sicuro che
ha fatto meglio anche perché peggio di così non si può, ma
un minuto su tempo due in quattro giri non me lo da neanche
Gesù, così ne approfitto per mandare a quel paese anche lei.
Sono nero non riesco a guidare e domani si parte.
La notte passa serena nonostante la Z di Propata continui ad
affacciarsi sinistramente nella mia mente poi con il freno a
mano che non ho ancora capito sarà davvero un impresa non
farsi fischiar dietro da mezzo mondo.
Partiamo e al refulling subito un brivido “Hai la chiave del
serbatoio?”
“Mai visto chiavi” trafficano un po’ e la trovano appesa
dentro, meno male.
Il trasferimento è davvero brutto, semafori dappertutto e
davanti a me la Mitsu numero 33 che quasi mi asfissia ogni
volta che parte buttando fuori una quantità di fumo nero e
benzina incombusta da uccidere un dinosauro. Finalmente
siamo vicini alla partenza, scendo metto le gomme alla
pressione di partenza, mi sento bene tutto sommato, neanche
emozionato, mi sono ripromesso di fare il primo giro per
prendere in mano il tutto e poi di alzare l’andatura più
avanti, la gara è lunga e conto su quello.
Le cinque luci del semaforo iniziano ad accendersi, parto,
cercando di guidare meglio che posso e di non fare il
fenomeno, ammesso che sia ancora in grado di farlo, ogni
volta che Erica chiama 4 alzo il piede, guardo di là e poi
rimetto giù e poi mi dico “Ma qui ci stai in pieno tonto” e
scuoto la testa, però diciamo che era previsto, la macchina
è carina da guidare obbedisce bene al vecchio pilota e mi
accorgo ad ogni curva che ce n’è ancora, riesco anche a fare
delle linee decenti anche se non sempre, le staccate fanno
ridere i polli e ogni volta mi trovo ad avanzare un pezzo di
strada, va beh faccio esperienza si sa mai, ora che Duval è
stato silurato se dimostro alla Citroen di essere affidabile
magari prendono me ricordandosi di come andavo con la Visa.
E’ incredibile penso a metà prova che da fuori sembriamo
fermi e da dentro invece è tutta un’altra faccenda. Credo di
aver usato il 60% della macchina forse meno, ho acceso la
luce della cambiata due o tre volte, poi una volta mi sono
anche incasinato con la leva del sequenziale e ho fatto una
“uno” in terza vedendo Erica che allungava le gambe sulla
pedana e smetteva di leggere.
La discesa è una continua baruffa con il freno a mano e
verso la fine inizio a capire che bisogna tirarlo secco e
forte senza avere il piede sul freno altrimenti va dove
vuole lei, a dire il vero sarebbe una cosa che insegno ma
qui mi era passata dalla testa. L’unica vera bestialità
della prova l’ho fatta sull’ultima inversione dove c’era un
sacco di gente, quando ho scalato le marce si è spento il
display e convinto di avere la prima ci sono invece entrato
in terza praticamente bloccandomi in uscita, sono sicuro che
avrò perso dei clienti in quella inversione…
La prova finisce, ho le braccia un po’ pesanti e la gola
secca ma per come siamo andati il tempo non è male, “Ci sono
altri 125 km. di prove vedrai che tra poco inizio a
prenderci le misure” dico ad Erica che risponde “Mi sono
divertita, siamo andati bene senza mai rischiare nemmeno un
filo e neanche tanto piano”
Partiamo verso il Brugneto la Z si avvicina. A Montebruno
Erica mi dice “fermati che devo ancora chiudere il cameracar”,
accosto e mi fermo poco prima di una pattuglia della
stradale che mi inquadra con il laser nonostante l’andatura
ridicola. Riparto ad andatura ancora più bassa e passo
davanti ai militi desolati per non aver potuto applicare
chissà quali sinistre norme sulla incosciente circolazione
di una vettura da rally. Dopo qualche chilometro ci sono dei
lavori in corso e un semaforo che sta rosso, mi fermo e
quando riparte va a tre cilindri. “Si sarà mica imbrattata
una candela” penso ma mi pare strano, do due sgasate ma
continua ad andare a tre accelero e vedo del fumo bianco da
dietro. Fine del gioco.
Peccato perché forse mi sarei divertito, quasi mi scende una
lacrima, mi spiace molto per Gianni, Erica e Mario che ci
tenevano tanto, ma anche per me era bello ritrovarsi a
giocare ai rally dopo tanto tempo, non so se ci riproverò,
per ora non credo, meglio lavorare.
foto Idea Immagine
|