C’è bufera stasera sul Cerro el
Plata, le nuvole passano con una velocità impressionante
sopra la sua maestosa e bianchissima cima, la neve si
innalza con pennacchi altissimi facendola somigliare ad una
ciminiera. E’ una montagna stupenda il Plata, mi sta
guardando dalla sua rispettabile altezza di quasi 6.500 mt.
Ogni mattina mi regala delle albe sempre diverse
illuminandosi ora di rosso ora di giallo prima ancora che la
pianura inizi a rischiararsi e le luci della città
svaniscano nel chiarore del mattino. Sulla griglia una
quantità discreta di carne sta fumando a fuoco lento come di
rigore da queste parti e il solito bicchiere di Sirah è
appoggiato sul tavolo, quasi a rispettare un rituale qui fin
troppo scontato ma così diverso da come ci siamo ormai
abituati noi in Europa.
Mio cugino ci salì diverse volte lassù assieme a mio zio che
da queste parti faceva la guida “andina”
“Una volta andammo lassù ad accompagnare un prete che voleva
dire una messa proprio sulla cima non so per quale motivo, e
a me che avevo 14-15 anni diedero uno zaino pesantissimo.
Sudai sette camicie per arrivare fin sulla vetta, e dopo tre
giorni di cammino quando finalmente fummo sulla cima il
prete estrasse dal mio zaino una pietra pesantissima “sacra”
per fare da altare, da quella volta non vado più in chiesa”
Anche a me con i preti non è mai andata molto bene, una
volta a Biella stavo tra il c.o. e l’inizio prova, mi stavo
allacciando le cinture preparandomi per la prova speciale,
era buio e c’era molta gente ai lati della strada che
guardava la gara. Ad un tratto sento picchiare sul vetro, mi
giro e vedo un bel pretone sorridente attorniato da numerosi
bambini, lo saluto con un cenno della testa mentre già penso
alla prova speciale.
“Giovanotto Giovanotto” urlava costui.
Apro un po’ il vetro per sentire che aveva di tanto
importante da dirmi
“In culo alla balena!!” Mi urla tutto soddisfatto quasi
entrando dal vetro.
Fingo di ringraziarlo mentre tra me e me mormoro i più
terribili scongiuri.
Tocca a me e il crono già chiama i meno 30.
Attacco un po’ di interruttori con la massima tranquillità,
ma la macchina inizia a borbottare spegnendosi. Ripartirà
dopo circa mezzora quando era ormai ora di tornare in
albergo.
Il prete era sparito nel nulla, per sua fortuna.
Da notare che prima della gara andammo anche a fare un
piccolo pellegrinaggio alla Madonna di Oropa, tutti pieni di
fede, eravamo tre equipaggi, accendemmo anche delle candele
e lasciammo un piccolo contributo, ma il giorno dopo nessuno
di noi superò la seconda prova speciale.
Non contento di ciò, dopo un paio di anni andai anche a
Fatima, ci si passava col rally del Portogallo.
Loris insistette molto perché girassi il volante e mi
decidessi imboccare la strada che porta al bellissimo
Santuario “Ma dai non sarai mica superstizioso”
“No superstizioso no, ma l’altra volta che ho avuto a che
fare con detta tipologia di “grazie” non è andata molto
bene”
Infatti il giorno dopo nella superspeciale mi saltò un tappo
dell’olio, di quelli che stanno sul monoblocco e me ne
tornai a casa mestamente con tutti i santini del caso che
regalai prontamente a mia nonna. Insomma la casistica non mi
è stata molto favorevole.
Ormai non ci faccio più caso a ‘ste cose, ma quando correvo
mi ero fatto una sfilza di talismani e credenze che poi alla
fine, quel cazzo di macchina si fermava lo stesso. Bisogna
correre con macchine buone e guidare bene, non c’è niente da
fare, altro che talismani, invece se non avevo i guanti blu
guai! Se non c’era la maglietta gialla quella che usavo
sempre, guai! Il sottocasco quello più usato perché vuol
dire che portava fortuna perché aveva fatto più strada… bah!
Più ci si pensa e più questa spirale si ritorce contro fino
a stritolarti e a far perdere il senno e anche il sedile, se
te lo hanno dato.
Sempre quella volta durante
le ricognizioni, che non erano altro che prove ad alta
velocità con il muletto quasi uguale al gara, piombammo in
mezzo ad una sagra paesana mentre cantava Luciano Tajoli,
spargemmo il terrore vidi solo gambe e mentre cercavo di
scappare sentivo i colpi sul tetto dati dai “sagranti”
incazzati neri, rischiammo una strage, ma chi va pensare che
nel mezzo di una prova speciale in un paesino sperduto
all’una di notte si mettesse a cantare Tajoli e la gente a
ballare il liscio dopo una fila di sinistra e destra 5 da
cui si arrivava a bomba… Andò bene e la sera successiva
c’erano dei cartelli enormi con scritto ATTENZIONE SAGRA….
Forse non fui l’unico!
Una volta a Limone Piemonte
durante una specie di shake down che allora si faceva lungo
un pezzo di strada qualunque, fui irritato dal cambio che
fischiava molto e ogni tanto si bloccava.
Ne feci un casino tale che il cambio fu smontato sotto i
miei occhi, aperto e controllato.
“Vedi non ha nulla” mi diceva Repetto mentre mi mostrava gli
ingranaggi sfilati.
“Si ma l’altra volta funzionava bene e non faceva sto rumore
di ferraglia” Niente da fare mi fu rimontato e il giorno
dopo alla partenza della seconda prova si inchiodò
costringendo i meccanici che vennero a prendermi a togliere
i semiassi per portare la macchina a casa, secondo me non
c’era l’olio, ma non fui mai in grado di saperlo.
Quell’altra volta invece al
4 regioni andò meglio, al mattino presto mi saltò davanti
una lepre, la ricordo ancora, illuminata dai fari nel
sottobosco che correva davanti a me che cercavo in tutti i
modi di evitarla. Non riuscivo a farla saltare via al lato
della strada pur cercando di zigzagare un po’. Ad un certo
momento la strada faceva una curva secca a sinistra e la
lepre sparò dritto dentro il prato che stava sulla tangente…
e io dietro. Poco ci mancò che restassimo là, me la cavai
con un paio di retromarce e un pezzo di spoiler anteriore
che restò là oltre agli insulti di Loris che durarono fino a
fine prova.
Fu una gara durissima, l’ultima prova speciale, dopo due
giorni quasi continui era una Ronde dalle parti di Cecima
della ragguardevole lunghezza di 50 km. faceva un caldo
micidiale, non avevo mangiato nulla e bevuto poco niente,
non c’era nulla a quei tempi, spesso ci si fermava nei bar
anche durante la gara e poi si correva molto durante la
notte e di notte la gente dormiva, per cui si dovevano
attraversare dei momenti abbastanza difficili anche
fisicamente, dopo il secondo giro sui tre previsti iniziai a
sentirmi male, brividi e lo sguardo che si annebbiava,
vedevo tutto rosso.
Tirai giù il finestrino e buttai fuori la testa slacciando
le cinture, per quasi una decina di km., riuscii a malapena
terminare la prova e subito dopo mi buttai sotto un albero
con la voglia di non alzarmi più.
Ma la gara più dura in assoluto fu il Piancavallo 1984, la
prima tappa partiva verso la mezzanotte per arrivare la sera
del giorno dopo verso le 20. Poi il giorno dopo dalle 8 del
mattino alle 6 di sera, per un totale di una cinquantina di
prove, qualcosa come 700 km. di prove speciali, me lo
ricordo ancora adesso, feci dei tempi bellissimi con la
1.000 piste, vinsi anche una prova e nella ripetizione della
stessa feci lo stesso tempo girandomi e spegnendo il motore.
Poi si ruppe il ripartitore di coppia, che era il punto
debole della piccola vettura francese, ormai ero alla fine
della gara, mancavano una decina di speciali e avrei potuto
conseguire un piazzamento nei 5 assoluti, al giorno d’oggi
con quel chilometraggio avrei fatto mezzo CIR.
All’unico riordino, quello di Ravascletto entrammo in un
ristorante a mangiare, eravamo una decina tra piloti
navigatori e addetti vari, la signora che arrivò a prendere
le comande ci presentò il menù a voce.
Decidemmo più o meno la stessa cosa tutti, un piatto di
pasta e dell’affettato, da bere acqua o la solita Coca Cola.
“Bene” disse la signora. “Allora sono 10 paste, 6 affettati,
5 Coca Cola, tre di gassata e due di naturale… fanno 158.000
lire”
“Veramente signora” feci notare abbastanza pacatamente
“Prima sarebbe utile che lei ci portasse la roba da mangiare
e poi NORMALMENTE si paga il conto”
“ Eh no! A voi del rally bisogna chiedere i soldi prima, non
facciamo credito!!”… Pensa te!
Ormai di tante gare non
resta che un’immagine o un ricordo sbiadito, quelle che
restano più nella memoria sono quelle in cui succede
qualcosa di strano o qualcosa di particolare.
Ad un Colline di Romagna la macchina aveva un differenziale
talmente duro da guidare che facevo uno sforzo enorme ad
ogni tornante, soprattutto in uscita quando acceleravo la
macchina andava dappertutto, finchè andai a toccare il lato
destro della macchina contro una roccia che sporgeva un po’.
Si piegò la ruota chiudendo la convergenza e rendendo ancora
più difficile la guida.
Chiamammo immediatamente il furgone dell’assistenza
indicandogli di incontrarci a fine prova dove avremmo
sostituito il braccetto e la gomma che era andata sulle
tele.
Era notte fonda.
“Dove vi trovate adesso?” Chiedeva Loris ai ragazzi.
“Siamo a 15 km dal fine prova, stiamo arrivando, più forte
di così non possiamo!”
“La prova l’abbiamo finita adesso, veniamo avanti piano per
non fare altri danni anche perché la gomma è messa male”
“Abbiamo deciso di fermarci qui abbiamo trovato uno spiazzo
ideale”
“ Ma come… non dovevate venirci incontro!”
Capimmo l’arcano quando arrivammo e vedemmo il furgone in
mezzo ad un campo, i ragazzi erano arrivati troppo forte in
una curva ed erano usciti dritti in mezzo al prato dal quale
non riuscivano più ad uscire, senza perdersi d’animo avevano
scaricato tutti i ferri per fare l’intervento, acceso tutte
le luci, steso il telone sopra il fango e ci stavano
aspettando, uno stava in strada per guidarci fino al
furgone, in mezzo agli arbusti che avevano tagliato non so
come, ne uscirono alcune ore dopo solo con l’aiuto di un
contadino e del suo trattore che tirarono giù dal letto alle
quattro del mattino…
I pensieri vanno veloci e silenziosi come le nuvole intorno
al Plata che sta cambiando colore ancora una volta. Poco più
lontano il Tupungato, un vulcano spento che tocca quasi i
7.000 sta dentro alle nuvole quasi completamente, forse il
tempo va a cambiare e il vento del sud che quaggiù porta il
freddo si sta alzando anche qui in valle, le luci della
città là in fondo, lontano, fanno capolino mentre le
altissime cime delle Ande sono ancora illuminate dal sole
che tramonta, uno spettacolo unico.
Il bicchiere è vuoto e la carne sulla griglia è pronta…
Buone vacanze! |